Sabato, 06 Marzo 2010 01:11

Un documento ecclesiale per il Mezzogiorno

Scritto da  Gerardo

Domenico Pizzuti ci ha inviato una "elaborata anche se non esaustiva" riflessione sul recente documento dell'Episcopato italiano "Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno".
Buona lettura!




Riflessioni su "Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno"


Non sembra che dai primi commenti al documento dell'Episcopato italiano <> a vent’anni dal precedente <> sia stata colta la vera novità del documento, che è intervenuto in un periodo di aspra polemica politica ed alla vigilia di importanti elezioni regionali. Va subito sgombrato il campo da una non corretta percezione che il documento riguardi solo la società e la chiesa meridionale, se si tiene conto del ricco tessuto culturale che contiene un rinnovato appello alla solidarietà dell’intero paese non solo per la risoluzione dell’annoso problema meridionale.

A nostro avviso, rispetto anche al precedente documento dell’Episcopato italiano la novità – comunque la si giudichi - si ravvisa nel linguaggio che denota un diverso approccio, in linea con tendenze del pontificato ratzingeriano di difesa dei confini e dell’identità cattolica, del patrimonio veritativo dell’insegnamento della chiesa, ma di elevato valore culturale che può soddisfare gli spiriti. Infatti il documento non si misura con dettagliate analisi economiche e politiche e neanche propriamente etico-sociali, anche se non mancano pregevoli elementi di presa di coscienza del quadro dei mutamenti della società meridionale nell’epoca della globalizzazione. Esplicitamente i vescovi italiani precisano il loro intento:
<> (n. 2).

È una complessa dichiarazione di intenti che accomuna "fides et ratio", fatica del pensare e grazia dall’alto, fede vissuta nella comunione ecclesiale, che potrebbe lasciare stupiti parlando dei problemi del Mezzogiorno. È documento a tutto tondo “episcopale”, cioè di un corpo religioso depositario di un sapere religioso, nella presente temperie della chiesa cattolica romana, che propone il capitale specifico elaborato dai gestori del campo religioso sui problemi del Mezzogiorno nel paese. Se non andiamo errati, si avverte una certa distanza dagli altri saperi, per utilizzare il proprio, ed in particolare una distanza dalla politica se non dalla società, la cui dipendenza dalla politica era stata denunciata dal precedente documento. Analisi sociali avevano invece caratterizzato il Convegno delle chiese del Sud celebrato a Napoli il 12-13 febbraio 2009, brevemente richiamato nella nota 7 del documento in una prospettiva di continuità di un cammino di riflessione e condivisione promosso dai vescovi delle diocesi meridionali.

Lo storico Prof. Giuseppe Galasso con acribia in un suo intervento riporta che il precedente documento dell’episcopato italiano sul Mezzogiorno conteneva solo 5 citazioni bibliche, mentre il presente è intessuto di riferimenti biblici (Corriere del Mezzogiorno, 28 febbraio 2010, p. 17). A conferma di questa impostazione, riscontriamo nelle note solo citazioni di documenti ed interventi pontifici o delle conferenze episcopali della Calabria e della Sicilia. L’appello finale al coraggio della speranza (cristiana) è rivolto a soggetti ecclesiali, alle famiglie ed ai giovani ed a chiusura a
<> (n.20).

Questo linguaggio “religioso” per chi è in sintonia, fa pensare che il documento sia rivolto prevalentemente all’interno della chiesa italiana, ma non va con disinvoltura archiviato quasi atto dovuto dell’episcopato italiano che lascia le cose come stanno. Opportunamente si rilevano nel documento
<> e si sollecita <> (n. 15).

Una virata non solo di linguaggio, rispetto a precedenti bozze del documento, per fare ricorso al proprio “sapere religioso” o capitale specifico, o più specificamente da parte di un corpo religioso dirigente per mantenersi nei propri confini? Ma sono estranee le comunità religiose del Mezzogiorno alle vicende ed a modelli culturali contigui dell’ illegalità e mafiosità delle regioni meridionali? La riflessione è appena iniziata e deve attraversare le chiese del sud e del nord, ma investire anche le realtà civili, per formare cittadini-fedeli. Senza esaltazioni di questo documento ecclesiale, che esprime in ogni caso la fatica condivisa del pensare da parte del corpo episcopale italiano, si può pensare ad un Direttorio di insegnamenti e buone pratiche che - tra letture bibliche e canti di Alleluia – aiuti a formare ragionevoli giudizi sulle realtà societarie circostanti ed a confrontarsi con altri saperi e progetti per un cambiamento. E soprattutto con i bisogni e le sofferenze delle popolazioni del Mezzogiorno da condividere per una crescita collettiva.


Domenico Pizzuti
Napoli, 3 marzo 2010

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